OMAGGIO A GIORDANO BRUNO
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“Si chiamava, in questa sua vita, Filippo Giordano Bruno nato a Nola. La sua morte molti di noi la ricordano bene: gli misero la mordacchia, lo denudarono e arsero vivo a Campo dei Fiori. Nessuno intervenne in suo aiuto, regnava la paura. Così lo uccisero, per istillare il terrore nel cuore di chi lo amava. Gli avrebbero risparmiato la vita se avesse rinnegato tutto il suo essere: il suo pensiero sull’esistenza terrena e sulla morte, il suo pensiero su Dio e le religioni, sulla natura divina dell’uomo e il creato in cui viviamo. Se avesse rinnegato tutto per la paura di morire noi non avremmo avuto il suo coraggio, come esempio, vivo oggi nella nostra memoria.
Abbiamo paura. Abbiamo paura di morire, oggi a causa di un virus, domani chissà… Ma se la morte fa parte della vita, anzi ne è l’unica esperienza certa, insieme alla malattia, che senso ha rinunciare a vivere una vita che vissuta nella paura non è vita? Molti sono coloro che stanno accettando, con fare rassegnato, le limitazioni di diritti e della libertà, compresa quella di pensare con la propria testa. Questo stato di cose incrementerà il numero delle vittime, annullando completamente l’immensa forza culturale della nostra amata Repubblica.
Credo fermamente sia giunto il momento di mettere da parte i timori e di agire ognuno con i propri “strumenti”: i miei sono la penna e gli acquerelli.
22 MARZO 2020, PENNA E ACQUARELLO